lunedì 6 agosto 2007

Un concept per Guitar Hero DS

Che ne dite? Ecco il link.

Cosa ne direste di controllare il vostro Ipod con il Pad Nes?

Ecco il link, nottambuli.

Scaldate i motori. Si torna in pista con Wave Race VC

De Blob Wii

Tante nuove immagini tutti per voi, Nintendari della notte. Cliccate Qui!


Immagini e Artwork per Soul Calibur Legends

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Nuovi Artwork per Zelda Phantom Hourglass DS

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GameStop / EB Games promuovono Smash Bros. Brawl...


... con un volantino creato direttamente da loro.
Interessante, no? Pensante gli americani che inganneranno con quel Sonic davanti; visto il gioco delle olimpiadi, però, potrebbe anche divenire realtà... purtroppo o per fortuna, dipende dai gusti.

Autarchia!

Emm...

Auto duetto: l'Hyrule Field di Twilight Princess


A qualcuno l'OST di TP non è piaciuta.
Secondo me era molto bella, anche se decisamente tradizionale.

Geometry Wars Galaxies trailer


Eccolo qua: sembra bello pazzo!

Intervista a Marco Accordi Rickards

Chi segue o ha seguito in modo approfondito le riviste di videogiochi cartacee e non, si sarà imbattuto certamente in questo nome. Marco Accordi Rickards conosciuto con l'alias Metalmark ha collaborato in diversi ruoli in molte riviste di rilievo, tra le quali Nintendo Magazine.
Marco Accordi Rickards è un personaggio piuttosto conosciuto nel panorama del giornalismo videoludico e attualmente scrive per Game Pro la rivista che "sostituisce" Videogiochi, che tra l'altro traduce gli articoli di EDGE oltre a creare contenuti propri.
Nintendarea lo ha intervistato.

Ciao Marco, ci fa molto piacere averti con noi. Ci puoi raccontare qualcosa sul tuo percorso, come sei arrivato ad oggi? È vero che avresti potuto finire a fare l’avvocato ma qualcosa ti ha convinto a rimanere nel mondo dei videogiochi?
Sono nato il 2 maggio 1974 e... cosa?! No, tranquilli! Non ho intenzione di raccontare tutta la mia vita in una risposta fiume da un milione di righe! Dico solo che sono nato al momento giusto per godermi i videogiochi nella loro totalità, nel senso che la mia prima console è stata proprio il Pong da attaccare alla TV e che ho giocato i primissimi coin’op in sala giochi, con i miei genitori. È stato un amore a prima vista, il classico colpo di fulmine. Lo stesso per le riviste di videogiochi. Comprai Video Giochi del gruppo editoriale Jackson, quella del mitico Riccardo Albini, e uscii fuori di testa. Andavo in edicola ogni giorno a chiedere: “È uscita? È uscita? È uscita?” Vado pazzo da sempre per le riviste di videogiochi... ma del resto amo la lettura a 360°. Libri, riviste, siti, forum, giornali. Non posso stare senza leggere. Questo per mettere le cose in prospettiva. Ora vediamo come sono arrivato a fare questo lavoro, che amo moltissimo. Grazie alla fortuna e a Franny, la mia amata mogliettina e collega.
Finito il liceo classico (ho fatto il Giulio Cesare di Roma, quello cantato da Antonello Venditti, per capirci), mi sono segnato alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, per pura passione. Il diritto mi piaceva moltissimo e volevo fare l’avvocato penalista come Perry Mason. Sono stato benissimo, ho avuto un’ottima media, mi sono divertito e sono uscito nei 4 anni regolari con 110 e lode. Ottimo, mi sono detto. Ora devo fare il praticantato, i famosi due anni di schiavitù. Qui sono cominciati i guai.
Non avendo conoscenze, ho cercato lo studio da zero, con i classici annunci in bacheca nei tribunali. Ho trovato un posto piccolo dove andare e mi sono subito reso conto che quella vita non faceva per me. Troppa burocrazia, troppe cose noiose e meccaniche... dov’era finito il fascino della materia studiata? Boh, immagino si fosse perso nelle fotocopie e nei giri in motorino. In poche parole, ero disperato. Andavo a letto distrutto pensando che il mattino dopo, ancora una volta, avrei dovuto indossare giacca e cravatta per affrontare un’altra giornata infernale. Almeno avessi un lavoretto per rimediare qualche soldo, mi dicevo. Qui entra in scena Franny. La mia diabolica partner, con la quale sto insieme dal 10 giugno 1994, aveva risposto a un annuncio della Play Press (quella che ora si chiama Play Media Company) per traduttori di riviste di videogiochi e l’allora direttore di produzione, Rosanna Di Francesco, la chiamò per un colloquio, colpita dal fatto che fosse già laureata con lode in archeologia a 22 anni. È andata lì, ha fatto una prova e l’hanno presa come collaboratrice. A quel punto le ho detto: “Non è che puoi far fare una prova anche a me, che i videogiochi li amo da una vita e leggo ogni rivista possibile e immaginabile?” Detto... fatto! Andai lì e feci la prova, in redazione. Mi colpì subito il fatto che tutti i discorsi che sentivo appartenessero alla mia cultura e formazione: ricordo che sentii citare La Guida Galattica per Autostoppisti e altre cose che conoscevo e sulle quali avrei voluto dire la mia. Feci la prova di traduzione su pezzi tratti dalla rivista Dreamcast Arena, di Francesco Serino, ora editor di Game Republic. La prova andò bene e fui preso anch’io come traduttore. Dopo neanche un mese di lavoro esterno, fummo chiamati in ufficio a colloquio da Carlo Chericoni, il direttore editoriale. Ci disse che le nostre traduzioni erano perfette e che avrebbe desiderato che facessimo una prova di redazione di un articolo scritto ex novo, sulla base di un press kit. Facemmo anche questa (credo fosse un vecchio giocaccio di calcio per PlayStation) e fummo da lui riconvocati. Ci disse che stavano nascendo due nuove riviste, Pokémon World e PS2 Magazine (al tempo non avevano ancorala rivista ufficiale), e che avremmo potuto essere presi full time come redattori. “Pensateci”, disse. Pensateci?!? Ma figurarsi! La risposta è immediatamente sì, dissi. Franny si associò. Andammo via e io avvertii l’avvocato presso cui facevo pratica e i miei genitori che avrei fatto il redattore di videogiochi. Non la presero benissimo, ma in fondo neanche male. Mollai anche una collaborazione universitaria presso la cattedra di penale di Roma Tre. In fondo anche lì facevo fotocopie... non mi dispiacque più di tanto.
Era fatta. Ero redattore di videogiochi. Che bello. Anche se ho attraversato brutti momenti, non mi sono mai pentito della scelta. Amo questo lavoro in tutto e per tutto e non lo cambierei con niente al mondo.
(Meno male che non avevi intenzione di dare una risposta fiume, Ndr)


Ci conosci e sai benissimo che siamo politicamente corretti, educati e che non diremmo mai nulla di male su nessuno. Lo sai vero?
Ah, devo essermi sbagliato, allora. Credevo di parlare con Nintendarea.

Proprio per questo ci teniamo a dirti che siamo contentissimi che Videogiochi abbia chiuso per sempre. Sono volati tappi di champagne e ci siamo finalmente tolti dai coglioni i sonari del cazzo che tenevano in piedi quella baracca. Bene. Ora ci sei tu, il sol dell’avvenir. Quanto è cambiato con il tuo approdo a Game Pro? Che intenzioni hai?
Ok, ora vedo che siamo proprio su Nintendarea. Ragazzi, non dovreste dire tutte queste parolacce, sapete? Finirete all’inferno. E lì, per voi, ci saranno solo le PSP. Io vi avverto.
Detto questo, sorvolo sulle considerazioni sui colleghi, tutti professionisti bravi ed esperti con anni di lavoro alle spalle e notevoli CV (della serie: poi possono piacere o non piacere, come me o chiunque altro, ma è innegabile che sono bravi), e parlo di me e di Game Pro. Certo, il cambiamento c’è stato ed era inevitabile. Game Pro non è Videogiochi, nonostante l’essere legati a Edge sia un forte tratto comune. Noi ci teniamo a mostrare con orgoglio di essere l’edizione italiana di Edge, tanto per cominciare, perché riteniamo che sia un clamoroso punto di forza. Game Pro, inoltre, è per un approccio più caloroso e vicino ai lettori: non vogliamo tirarcela. Un esempio è Borderline, la mia rubrica della posta, un luogo dove chiacchierare seriamente ma anche scherzare, ridere e fare sostanzialmente amicizia. In fondo parliamo di videogiochi, non di problemi sociali. Infine voglio seguire con attenzione l’industria italiana, in tutte le sue sfaccettature, e svelarla ai lettori. Voglio fare vero giornalismo e andare a rompere le palle alla gente, fisicamente. Basta anteprime figlie dell’Hype costruita a tavolino e recensioni celebrative “telefonate”. La gente non ce la fa più. Noi recensiamo i giochi dopo le altre riviste ma osiamo mettere i tre e i due. Viva Edge, ragazzi. Viva Edge. Ah, già... e poi non siamo sonari, siamo giusti. Sapete in che senso? Nel senso che siamo trasparenti e professionali e quindi puoi decodificarci senza essere ingannato. A me piace Nintendo, personalmente. E lo scrivo! Questo non significa poi che sono fazioso verso i suoi giochi, ovviamente... tuttavia, sapendo quali sono i miei personali orientamenti, non c’è mai il rischio di sentirsi ingannati, da me. È come un giornalista politico: sapere se è di destra o di sinistra aiuta a contestualizzare il tutto, anche se poi lui è un professionista serissimo che racconta in modo imparziale le vicende politiche. La neutralità super partes a tutti i costi è finta, signore e signori. È insidiosa. Non dovete credere a chi professa queste cose. Sono balle. Io sono Metalmark, nintendaro, intellivisionaro(soprattutto), amighista e fan di avventure testuali e strategici a turni. Sono professionale e imparziale al punto che non ho paura di nascondervi le mie preferenze.
Viva la Rivoluzione e Shigeru Miyamoto!



Chi sono le persone con cui pensi di portare avanti il tuo progetto?
Siamo un grande gruppo in via di stabilizzazione. Mi piace citare Virginia Petrarca, la mia vice, che è uno dei migliori redattori del settore che abbia mai incontrato (e ne ho visti tanti) nonché una ragazza straordinaria; Franny, inseparabile; Stefano Mancini (ex collega in Play Press), Veronica La Peccerella e Vincenzo Lettera (giovane che farà strada); il mio uomo di Milano, Matteo Boccolini; Elisa Di Fiore, la mia corrispondente dagli USA (che scrive per GameSpy, del network IGN... e scusate se è poco); Alberto Belli, il nostro insider dall’altro lato della barricata (è il PR di Pulsar/Black Bean/Leader); Eliana, la mia assistente nelle trasferte per interviste e servizi sul campo. Tutta gente in gamba, che ha voglia di fare e ama questo settore. Sono fortunato ad avere un gruppo del genere, davvero. E poi ci sono i columnist, che sono persone davvero di grandissimo livello. Matteo Bittanti, il mitico Bonaventura “BDB” Di Bello, Ualone di PSM (il suo Digital Delirio è strepitoso), Roberto Recchioni, sceneggiatore di fumetti, e tutte le star di Edge, Mr. Biffo in testa. Come potrei non essere orgoglioso di Game Pro?
Mi dispiace solo che a condividere questa gioia non ci sia più mia figlia, Mila. Sapeste quanto era brava. A Wario Ware DS faceva ottimi punteggi, e abbiamo finito insieme Raving Rabbids sabato 10 febbraio, due giorni prima che se ne andasse. Sono contento: a lei piacevano così tanto, quei conigli.

Come vedi il futuro delle riviste cartacee rispetto ai siti online? C’è ancora il piacere della carta?
Hell, yeah! Amo le riviste, amo la carta. Difficile ipotizzare di farne a meno. Però i siti web hanno eguale dignità e importanza, e sbaglia chi gioca a fare il superiore. Sono due cose diverse e complementari, che vanno sapute fare bene. Non ci si può improvvisare.

Cosa si deve inventare una rivista cartacea per competere con la concorrenza Online?
Una sola cosa: avere carattere e personalità, una fortissima impronta e una linea editoriale ultra riconoscibile. Cose che, per un sito, sono molto più difficili da ottenere. Solo che il sito è talmente avvantaggiato in altri fattori chiave (è gratis, è aggiornatissimo, ha pagine infinite, ecc.) che non ne ha bisogno. La rivista sì. Se diventa un’anonima raccolta di news, anteprime e recensioni, è morta. Morta. Game Pro vuole essere ricordata e riconosciuta, distinta tra le altre. E non vuole per forza stare simpatica a tutti. Solo i cretini piacciono a tutti.

Pensi che una rivista possa e debba promuovere lo sviluppo dell’industria video ludica sul proprio territorio?
Che possa riuscirci non lo so. Che debba provarci è imperativo, se vuole continuare a guardarsi in faccia senza vergognarsi. Il giornalismo ha sempre e comunque una funzione socio culturale, credo. I redattori di videogiochi non dovrebbero dimenticare di essere giornalisti, e questo a prescindere da tesserini, ordini e simili storie. Quelle sono altre balle. Io il tesserino lo ho, ma spazzerei via tutto. Giornalista è chi il giornalista fa, come direbbe la madre di Forrest Gump.

Un aggettivo per Microsoft, Sony e Nintendo
Provvidenziale, preoccupata e geniale. Però mi spiego.
Microsoft: in questo momento è la salvezza per noi videogiocatori veri, per noi conscious gamer (ah, ecco un’altra grande differenza: Game Pro non parla più agli hardcore gamer, ma ai conscious gamer). È la casa di tanti grandi titoli tradizionali ma tecnologicamente avanzati, imperdibili. E poi l’Xbox 360 ospiterà Too Human, quindi è un dono del Cielo. Il Wii però avrà Eternal Darkness 2 da Silicon Knights, sono pronto a scommetterci. Vedrete.
Sony: ha sbagliato tutto e profondamente. Può ancora farcela a raddrizzare il tiro e limitare i danni, ma non fingiamo di non accorgerci che sta rischiando molto. PSP vende, ma i suoi giochi no. La PS3 arranca. Di titoli splendidi ce ne sono, in arrivo: MGS4, Echochrome, LittleBigPlanet, Heavenly Sword. Staremo a vedere.
Nintendo: ha fatto bingo e ha di nuovo rivoluzionato per sempre il mondo dei videogiochi. Scusate se è poco.

Cosa ne pensi del Wii e del Wii Remote?
Dal primo giorno ho scritto di approvare al 100% la scelta. Si tratta della più grande rivoluzione videoludica dal tempo del 3D. Nulla sarà più come prima. Il successo del DS e ora quello del Wii sono talmente clamorosi da mettere in dubbio la stessa sopravvivenza dei pad così come li conosciamo ora. Dopo aver giocato a Metroid Prime 3 Corruption, l’idea di giocare a un FPS col vecchio pad mi fa star male. Roba primitiva... primitiva.

Raccontaci il gioco dei tuoi sogni. Che genere sarebbe e per quale piattaforma?
Ho passato la vita a inventare e immaginare videogiochi. Mi è sempre piaciuto. Credo che, ora come ora, il mio dream game sarebbe un’avventura fantascientifica con elementi thriller non troppo esasperati che dia molto spazio alla quotidianità e allo sviluppo dei personaggi. Vorrei un gioco nel quale possa innamorarmi di una ragazza (non una scelta a priori dagli sviluppatori, però... una scelta da me tra quelle che ci sono), parlarci, uscire con lei, portarla a cena fuori e poi magari a casa mia. Un gioco dove provare emozioni di questo tipo ma nel quale ci sia anche un’avventura da vivere e risolvere. E non online, per carità. Voglio giocare da solo. La piattaforma? Un Wii 2 tecnicamente prestante.

È stato un piacere averti con noi. Spero tu possa tornare presto e ti assicuriamo che continueremo a tenere d’occhio Game Pro.
Piacere mio, sono sempre a disposizione, per voi. Il vostro sito è eccezionale, anche se avete svelato il finale di Harry Potter. Bastardi! Perché lo avete fatto?

Un ringraziamento particolare a Marco Accordi Rickards ed un in bocca al lupo per i suoi progetti.

Spot anti-pirateria con Mario


Yeah.

Boxart per Hot Wheels: Beat That



... interessante.

Carmack su console Nintendo

Al QuakeCon, John Carmack ha parlato della sua intenzione di lavorare e portare sulle console Nintendo i brand di Id Software.
Sembra che Quake su DS sia quasi sicuro, in una versione multiplayer forse simile a Quake 3 Arena. Per quanto riguarda il Wii invece John Carmack ammette di essere attirato dalla console e avrebbe voglia di produrre qualcosa, anche se l'hw non permetterà giochi quali Rage.

Smash Bros Update - Sfera fumogena

Ecco un nuovo bonus, una palla che sprigiona una coltre di fumo colorata, lanciando nell'area di gioco si alzerà una nebbia che renderà difficile localizzare i personaggi, ma se volete divertirvi ancora di più potete raccogliere una palla in funzione e andare in giro per il livello lasciandovi dietro la scia di fumo.
Smash Bros: AAA e anche un po' KA.